giuseppe piermarini


villa reale di Monza, giuseppe piermarini
La villa Reale di Monza

Nato nel 1734 a Foligno, e morto nel 1808, Giuseppe Piermarini è il maggior architetto neoclassicista, la cui attività si è svolta essenzialmente nell'ambiente milanese. Fra le sue numerose opere (il Palazzo Arciducale, la Villa Reale di Monza, Palazzo Belgiojoso) spicca la realizzazione del Teatro Grande, attualmente denominato Teatro alla Scala.


Disegno della sezione della Scala di Milano, piermarini
Pianta del Teatro alla Scala di Milano, piermarini

Il teatro alla Scala è costruito secondo lo schema ricorrente di molti dei teatri italiani di fine '700, con impianto a ferro di cavallo, diversi ordini di palchi e camerini: la disposizione degli spazi tiene inoltre particolarmente conto delle funzioni a cui questi erano destinati. L'aspetto più interessante dell'opera del Piermarini risiede infatti nell'estrema razionalità della progettazione: dalla sonorità della sala, alle complesse attrezzature di palcoscenico, alle sale di rappresentanza, sino ai servizi quali l'impianto di illuminazione, di riscaldamento e i servizi igienici. Per la costruzione furono impiegati due anni ma l'aspetto odierno fu ottenuto con le decorazioni del 1830. Nel 1814 furono ampliati i locali annessi al teatro e fu prolungato il palcoscenico verso la platea con un proscenio, compreso fra due coppie di colonne di ordine corinzio, questo per permettere agli artisti di essere più visibili al pubblico e per godere appieno dell'acustica della sala. E' proprio all'acustica che si deve l'importanza del Teatro. Giuseppe Piermarini, infatti, nell'edificare la maestosa volta d'intonaco su centine in legno sorrette da capriate di copertura, ha creato un vuoto tra questa e il tetto vero e proprio del Teatro. Calcolando matematicamente le dimensioni di questo spazio vuoto ha riprodotto una sorta di cassa come quella degli strumenti musicali, in cui le onde sonore circolano perfettamente. La facciata esterna è naturalmente in stile neoclassico, quindi molto severa e lineare; dal corpo centrale si affaccia sulla piazza un portico a terrazza sostenuto da grandi pilastri, al di sopra vi è un piano attico, terminante con un timpano retto da colonne binate e da lesene.


facciata del Teatro alla Scala di Milano, piermarini

La facciata del teatro non fu apprezzata tanto quanto l'interno, ne si ha conferma anche da una lettera di Pietro Verri che scrisse al fratello: "La facciata del nuovo teatro è bellissima in carta... ma ora quasi mi dispiace. (..) Se ti ho fatto le note critiche sulla facciata che di rilievo ha grandi imperfezioni, io ti farò l'elogio dell'interno di questa magnifica fabbrica. Spira dappertutto grandezza di eleganza, la curva è riuscita così bene che in ogni parte che ti affacci ti sembra di essere come al centro per rimirare il tutto insieme". Nella curva a forma di ferro di cavallo si trovavano sei ordini di palchi, due dei quali oggi sono gallerie ed hanno sia posti a sedere che in piedi. La platea era utilizzata dal pubblico per ritrovarsi, conversare anche durante lo spettacolo. Infatti la funzione del teatro del 700 era molto diversa dall'attuale, era essenzialmente luogo di incontro, di ritrovo. Nello spazio che occupava il proscenio oggi si trova il "golfo mistico", la fossa dove sta l'orchestra, così che non è più visibile allo spettatore seduto in platea. Sul golfo mistico si affacciava il palco un tempo di Maria Teresa. Il palcoscenico è quasi il doppio della platea.